Campi di paletti eolici al posto di allevamenti di animali (meno consumo di carne)? Senza così nessuna distruzione di paesaggio ulteriore? E al posto delle discariche, riduzione dei rifiuti e sostituzione delle discariche con zone di biomasse produttive di biogas? O dove c’è una discarica va proprio restituito il territorio alla natura e ai cittadini? Io penso che vada optata per questa ultima soluzione. Può l’eccesso di produzione di rifiuti e di discariche essere sostituito, a un certo punto della transizione ecologica, da aree a bioasse e campi di pannelli solari? Penso che alcune aree vadano liberate completamente dai rifiuti ma anche dalla agricoltura industriale (spreco alimentare) e dalla produzione di energie rinnovabili e non rinnovabili, e che nuove aree “incontaminate” vadano invece integrate nella produzione energetica, per esempio aree dove c’è una deurbanizzazione in corso avanzata come il caso di borghi abbandonati e che sia inutile e costoso restaurare ad un uso abitativo tradizionale, specie nel caso di una edilizia di scarso valore storico architettonico. Ma questi sono solo principi astratti, alcune mie opinioni da cittadino non esperto che andrebbero discusse, sono le mie personali domande e andrebbero eventualemente valutate e applicate comunque caso per caso, con dibattito e decisioni politiche pubbliche e partecipate, dalle comunità locali e dagli esperti.
Come si integra il recupero della vivibilità ambientale urbana con il concetto di non contaminazione ulteriore di qualsiasi ambiente incontaminato? Solo con il recupero di aree inquinate grazie a impianti meno inquinanti? È possibile elaborare altri approcci, di migliore qualità? A che punto sono l’urbanistica e l’ambientalismo e le nuove tecnologie su queste questioni stringenti per il presente e il futuro? Non c’è dubbio che come cittadini e elettori ci toccherà attrezzarci meglio e da soli, di tempo e buone letture in proposito.