Non solo le singole persone, anche una collettività di persone non organizzate, in un contesto specifico di territorio e di tempo, può essere valutato nelle sue capacità di adattamento a quel contesto. Capacità collettiva di adattamento come somma di singole scelte di comportamento e che, appunto, singolarmente considerate possono essere giuste o sbagliate, opportune o inopportune, adattive o controproducenti ma che nel loro insieme producono un risultato, non programmato, sovraindividuale.
Facciamo un esempio, se al passaggio di un’ambulanza, in un dato momento in una città specifica, tutti accostano a destra e ci sono solo due o tre furbi che si accodano a l’ambulanza per fare prima, possiamo dire che la somma dei comportamenti individuali degli automobilisti in quel momento ha dato un discreto risultato per tutti. La somma combinata di comportamenti messi in atto è stata sostenibile o quasi, rispetto alle esigenze dei singoli, in quella situazione.
Possiamo dire questo perché l’ambulanza non ha avuto problemi di passaggio, il traffico dei singoli si è rallentato solo per pochi momenti, accostando a destra, e quei pochi che hanno pensato di sfruttare la situazione, per passare seguendo l’ambulanza, non hanno arrecato un danno pratico particolare, in quella situazione, a nessuno o quasi.
Il problema è che, in un contesto specifico di spazio e tempo considerato, la somma dei comportamenti singoli, non organizzato o coordinato, può determinare, in un singolo caso o ripetutamente e dinamicamente nel tempo, una certa disponibilità, di un determinato bene comune/pubblico, per i singoli.
Nel caso del passaggio dell’ambulanza, il bene comune è la sicurezza non messa a rischio per il trasportato, che è una garanzia un po’ per tutti e la scorrevolezza fluida del traffico.
Anche un atteggiamento virtuoso diffuso, che produca però intolleranza verso comportamenti diversi può essere considerato poco intelligente collettivamente.
Se per esempio in un determinato contesto territoriale nessuno parcheggia proprio mai in doppia fila, nessuno trasgredisce proprio mai una certa regola tacita o legale che sia, la collettività nel suo insieme e i singoli potrebbero perdere in quel contesto sociale, la possibilità pratica di un occasionale parcheggio in doppia fila. Cioè la collettività potrebbe perdere la disponibilità sociale verso un comportamento non conforme, perché tale comportamento più unico che raro potrebbe essere considerato inaccettabile pubblicamente da qualcuno o da tanti oppure opportunamente multato immediatamente dalle autorità competenti.
Il problema è, più in generale, che è più difficile personalmente regolarsi in situazioni limite, quelle in cui il bene comune/pubblico contestuale è messo a rischio, ridotto o perduto da un numero alto di comportamenti dannosi e la scelta del singolo in tutti i casi non può più qualificare la situazione collettiva, con una relativa perdita di opportunità per tutti. Da solo non puoi quasi mai ripristinare il bene comune, almeno non senza un’organizzazione razionale, concordata o autoritaria del comportamento di ciascuno, che conduca questo ripristino del bene comune per tutti.
L’importante, per ragionare in astratto ma anche per decidere come comportarsi contestualmente, è pensare a singoli casi concreti, per analizzare e valutare il costo beneficio del proprio comportamento nei diversi contesti possibili.
Facciamo un altro esempio, di una strada senza controllo in cui tutti parcheggiano in doppia fila provocando un rallentamento del traffico per tutti, oltre a sfruttare una certa possibilità di parcheggio temporaneo diffusa.
Diciamo però che gli automobilisti che frequentano quella zona potrebbero anche non trovare la possibilità del parcheggio in doppia fila perché lo fanno tutti. Poi, bisogna considerare che tutta la strada subisce un rallentamento del traffico e la trasgressione diffusa potrebbe indurre i residenti in zona, i commercianti che devono accogliere fornitori o gli stessi vigili urbani a misure di contestazione o di sanzione di vario tipo. In caso di eccessi, ci sarebbe quindi una certa perdita di beni comuni in quel contesto, come la possibilità di una sosta rapida e occasionale in doppia fila, la scorrevolezza del traffico, la possibilità di sosta per i fornitori di negozi che devono scaricare.
Le scelte, in definitiva, sono sempre più o meno individuali, conformismo a parte, ma spesso non incidono sul risultato complessivo, sul bene comune in questione.
Ma può essere importante che ciascuno giudichi la collettività nel suo insieme nelle sue pratiche come più o meno intelligente/adattiva, tollerante o al contrario autolesionista del bene comune, come somma dei comportamenti singoli, qualsiasi caratteristica essi abbiano: liberi, virtuosi, opportunisti, predatori, tolleranti, condizionati, razionali, emotivi, etc.
Le situazioni e le valutazioni sul comportamento collettivo possono essere molto diverse e più o meno rilevanti, a seconda dei criteri che si adottano per osservare e giudicare, a seconda della scala di valori di ciascuno, dell’importanza relativa del bene pubblico considerato, della frequenza dei comportamenti considerati, in un certo arco di tempo e in un luogo.
Si può provare a ragionare in astratto su queste questioni oppure in specifici contesti storico sociali e valutare anche il proprio comportamento nelle diverse situazioni e soprattutto valutare l’intelligenza collettiva espressa dal comportamento dei singoli. Anche per condividere un po’ di idee con gli altri.
Esempi da prendere in considerazione potrebbero essere la pulizia dei marciapiedi, l’accaparramento di beni alimentari nei supermercati in caso di emergenza, il versamento delle tasse, la fila alle poste, il voto cittadino, regionale o nazionale, le reazioni di acquisto a una campagna pubblicitaria o di orientamento al voto in una campagna informativa o di propaganda, il comportamento di partecipazione in una ampia e libera assemblea, il dibattito sotto un post sui social o il comportamento sul web in genere.
In tutti questi esempi possiamo, comunque, individuare uno o più beni comuni specifici, valutare i costi e i benefici del suo mantenimento o della sua perdita e decidere, in maniera più o meno libera, il nostro comportamento oppure valutare quello degli altri.
Un punto di fondamentale importanza, da considerare nei naturali processi di partecipazione e valutazione dei comportamenti collettivi considerati, in un giorno, un mese, un anno, a parte la scelta dei criteri di valutazione o punti di vista da adottare per valutare, è la possibilità e la volontà di osservare consapevolmente e razionalmente il comportamento proprio e altrui.
Fondamentale è anche la capacità di adattamento reciproco dei comportamenti per la produzione di un comportamento collettivo variabile, più adattivo, tollerante ma difensore del bene comune considerato o al contrario la rigidità dei comportamenti e i suoi effetti sui beni comuni considerati. Così come potrebbe essere importante, in un dato contesto, sviluppare delle competenze organizzative di ripristino di un bene comune perso, in maniera autogestita, localizzata, attraverso modelli comunicativi, associativi e di partecipazione a decisioni condivise.
Infine, va detto che in alcuni casi solo a posteriori si può sapere quale è stato il comportamento collettivo nel quale si è andata a inserire la scelta dei singoli, come nel caso del voto senza sondaggi o consultazioni preliminari, dell’acquisto di un titolo azionario immesso sul mercato in un breve periodo, della scelta di una meta turistica particolare o di uno spettacolo teatrale nuovo. Ma in molti casi, invece, almeno parzialmente, il comportamento degli altri, variabile/adattivo o rigido che sia, è immediatamente visibile e può quindi consentire quasi sempre un riorientamento reciproco, per chi abbia voglia e possibilità di regolarsi in base al comportamento degli altri.
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