Come professionisti, negozianti o semplici cittadini abbiamo spesso l’esigenza di interpretare dei dati numerici. A volte riguardano la nostra attività in un certo periodo: fatturato, guadagni netti, numero di clienti, pezzi venduti, visite al nostro sito, numero di like sui social, richieste di preventivo, etc.
Altre volte, ci troviamo di fronte a dati diffusi dai grandi media o su internet che riguardano la nostra città, il nostro paese, un settore dell’economia, il comportamento di una certa categoria di persone o aziende e questo può essere utile per orientarci come elettori, come lavoratori o come consumatori. I dati infatti possono orientare le nostre opinioni, le nostre convinzioni, la nostra comunicazione interpersonale e quella sul web ma anche i nostri comportamenti.
Interpretare i dati non è un fatto sempre centrale nella vita ma quando si configura un problema personale o pubblico, alcuni dati e la loro interpretazione approfondita diventano il sistema per orientare scelte personali o scelte pubbliche.
Per interpretare un dato, cioè ragionarci su da soli o insieme agli altri, è necessario a volte uno sforzo di immaginazione, per valutare ipotesi diverse sul significato di quel dato. Per ragionare su un dato è anche importante tenere a mente alcuni concetti di base che elenco di in grassetto seguito:
La costruzione del dato:
Ogni dato numerico proviene da un processo di costruzione o di elaborazione di informazioni in varie fasi successive, in genere si parla di conteggi o vere e proprie misurazioni.
È quindi importante, per approfondire, per basare le proprie scelte sul quel dato in maniera fondata, sapere come sono stati rilevati quelle informazioni: dati ottenuti da procedure burocratiche, per esempio il numero di matrimoni in Italia in un anno, dati rilevati con questionari e interviste dirette, dati elaborati da operazioni sul web degli utenti, etc.
Oltre a sapere come sono rilevati i dati, metodi, strumenti di rilevazione, è importante sapere se quel procedimento di costruzione del dato è abbastanza affidabile, perché altrimenti quel dato potrebbe essere poco realistico. Per esempio delle interviste potrebbero essere fatte troppo alla svelta e senza la dovuta accuratezza, il contatore di like o di registrazioni online potrebbe avere un bug informatico, essere parziale e via dicendo.
La rappresentatività del dato:
Un’altra questione molto importante, per usare dei dati nelle proprie scelte o in quelle pubbliche, risponde alla domanda: cosa rappresenta quel dato? Le risposte possono essere di due tipi:
- il dato sintetico rappresenta solo le unità (persone, aziende, famiglie, negozi, Comuni) su cui sono stati rilevati i dati stessi.
- il dato è statisticamente rappresentativo, grazie ad accurate tecniche di campionamento probabilistico, di altre unità non prese direttamente in considerazione, durante il processo di rilevazione delle informazioni.
Infine, in questa brevissima e parziale discussione dell’interpetazione dei dati voglio fare riferimento al tema dell’indicatività del dato. Cosa indica quel dato? Se in un anno aumenta il numero di negozi che chiudono i battenti, in rapporto a quelli che hanno aperto, possiamo dire, per esempio, che questo dato indica una crisi della piccola distribuzione? Forse si, perché se tutti i conteggi sono stati fatti bene, abbiamo meno negozi di prima. E possiamo dire che si tratta di un dato che aggrava i problemi occupazionali? Non si sa, perché i negozianti prima di chiudere potrebbero anche avere aperto un’attività non commerciale o essere stati assunti nella grande distribuzione come buyer e guadagnare di più.
Quindi un dato numerico può indicare cose diverse, un problema, un fenomeno sociale, una opportunità ma questo rapporto di indicazione tra un numero, una percentuale e un fenomeno, un problema, una opportunità va analizzato con cura e soprattutto va reso esplicito in modo che gli interlocutori possano valutare il rapporto di indicazione proposto da chi presenta i dati.
Mi fermo qui con questi appunti sul tema dell’interpetazione dei dati, per dire che i dati possono essere fondamentali per una scelta personale razionale e sicuramente lo sono per un scelta razionale dei governi ai vari livelli.
I dati vanno presi con un minimo di scetticismo, di dubbio, soprattutto quando non si sa come siano stati rilevati o quando le organizzazioni non rendono disponibile il metodo complessivo con cui hanno costruito il dato che diffondono.
Perché i dati possono anche essere diffusi con una logica persuasiva dei comportamenti altrui, soprattutto da persone o enti che hanno intenti manipolatori, per scopi commerciali o di potere.
In alcuni casi, prevale un’interpretazione superficiale o semplificatoria di dati importanti (sulla costruzione, la rappresentatività e l’indicatività del dato), oppure si assiste alla mancanza completa di intepretazione del dato e questo può dipendere dalla mancanza di tempo o di volontà per fare i dovuti approfondimenti, tipico di molta stampa e molta televisione.
Contattami per idee e proposte di collaborazione!
Ineccepibile, Massimo, specie in tempi in cui c’è chi cerca – per pigrizia intellettuale, o sudditanza per i “trend” modaioli nella ricerca – di ridurre le scienze sociali a livello di contabilità di magazzino…
Grazie mille Adolfo! È proprio così! tanto sono leggittimi gli interessi di un commerciante nel considerare i dati per lui più interessanti, per la sua attività, tanto meno la stessa logica “di bottega”, in ambito pubblico, di ricerca sociale ma anche in politica, può diventare opaca, illeggittima o antisociale.