Tra ottocento e novecento, nei paesi industrializzati le classi lavoratrici, artigiane, parti della borghesia imprenditoriale ma anche molta parte della piccola classe di intellettuali e degli artisti, erano il motore del miglioramento socioeconomico, grazie a lotte e partecipazione politica. Erano le classi portatrici di progresso diffuso, di leggi importanti, di giustizia sociale, a cui si sono successivamente aggiunti, solo successivamente i movimenti studenteschi e ambientalisti, le femministe, più o meno negli anni sessanta, in tutti i paesi sviluppati.
Col passaggio al nuovo millennio le classi lavoratrici di tanti paesi, anche quelle dei lavoratori stabili, non hanno più avuto un ruolo particolarmente progressista, così come durante la crescita industriale, attraverso la politica o l’auto organizzazione. Questo è evidente nella decadenza dei sindacati e dei partiti di massa dagli anni ottanta in poi, ma anche dalla mancata reazione di opinione e auto organizzazione di molti di questi soggetti collettivi, su temi più recenti come guerra, crisi del welfare state, precariato, crisi fiscale, inquinamento, pandemia, invecchiamento della popolazione, immigrazione.
Ci sono sempre, sicuramente, vecchie e nuove istanze sociali collettive e nuove categorie sociali in campo, ma non sono soggetti politici, perché non sono capaci o sono senza possibilità di organizzarsi: i poveri assoluti e relativi, anche lavoratori, i migranti, i clandestini, i disoccupati, parte dei giovani senza prospettive, i detenuti, i molto anziani, i disabili.
Ci sono in campo anche delle istanze sempre più importanti che non riguardano strettamente una categoria di persone, per esempio la riqualificazione urbana e ambientale, territoriale, la diminuzione dell’inquinamento, la diminuzione del precariato e delle sue conseguenze negative.
È possibile guardare con fiducia anche a nuove categorie socio economiche progressiste ma non sono compatte e omogenee come un secolo fa, e tagliano trasversalmente fasce di reddito, professioni, territori, rappresentando interessi e capacità di progresso non sempre assimilabili in una chiara agenda di azione collettiva o azione politica di qualche partito, come poteva essere quella del movimento operaio o studentesco. Mi riferisco, per esempio, a parti del nuovo ceto burocratico amministrativo, efficaci e efficienti nei confronti di giusti obiettivi, parti del terzo settore, dell’impresa più moderna e sostenibile, parti della popolazione studentesca o dei lavoratori o di altre categorie che hanno una propria coscienza sociale di classe e della società nel suo complesso.
Soprattutto, tutte queste vecchie e nuove istanze, e categorie socioprofessionali, sempre più frammentate, non sono, né singolarmente né nel loro insieme, seriamente e continuamente rappresentate più da nessun partito. E si assiste per questo a un voto sempre più fluido e a tanta astensione elettorale, e a un lungo periodo di scollamento tra economia, cultura da un lato e politica di caste dall’altro.
Bisognerebbe cominciare a individuare dei nuovi vettori molto trasversali su cui sviluppare ricette diverse, mix di politiche pubbliche diversi, all’interno di singoli movimenti politici e partiti dei singoli stati e anche in sede di comunità europea: riduzione dell’orario di lavoro, reddito universale, riconversione della spesa militare, moneta fiscale parallela, sviluppo del terzo settore per servizi di cura e manutenzione, crescita dei consumi pubblici locali e dei beni comuni, aumento della produttività e sviluppo tecnologico, riduzione dei rifiuti a monte, riduzione dei combustibili fossili, casse pensionistiche integrative temporanee, sistema scolastico e della salute nazionale e universalistico, diminuzione dei trasporti privati e aumento del trasporto pubblico su gomma, diminuzione delle grandi opere pubbliche e aumento delle opere di messa in sicurezza del territorio, prelievo fiscale realmente progressivo, tassazione maggiormente progressiva dei grandi patrimoni immobiliari, lotta all’evasione fiscale, lotta alle mafie, contrasto ai monopoli tecnologici e della conoscenza, sviluppo del microcredito, crescita della cooperazione internazionale, etc.
(Questi appunti sociologici personali sono stati già pubblicati sul mio blog https://blogspot.massimopizzo.com in un post del 21 luglio 2024, col titolo Appunti contemporanei)
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